Problemi di insonnia? Ecco la soluzione
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Il sonno è una delle fasi più importanti e rigeneranti della nostra vita. E’ così importante che se ne fossimo privati del tutto, cosa quasi impossibile, la nostra mente verrebbe sconvolta da alterazioni psicotiche. Purtroppo sono molte le persone che soffrono di disturbi del sonno.

Come si combatte l’insonnia?

Abitualmente i medici curano il disturbo del sonno prescrivendo dei sonniferi, ma come sappiamo questa modalità di concepire la medicina è piuttosto grossolana. Efficace ma grossolana. I farmaci curano le sintomatologie, non le cause: questo è il grande limite della scienza medica occidentale. Seppure sia ampiamente conosciuta in ambito medico e scientifico l’importanza fondamentale del sonno per gli esseri umani, e per molti esseri viventi in generale, non siamo totalmente in grado di capirlo. Ovvero: gli scienziati sanno degli effetti disastrosi che può avere la privazione del sonno negli animali e nell’uomo, ma il sonno, ed il suo fondamentale ruolo per la vita, rimane avvolto ancora nel mistero.

La privazione del sonno è infatti stata utilizzata come sistema di tortura. Difficilmente si può concepire qualcosa di peggio. Riportiamo la frase di Menachem Begin, primo ministro di Israele dal 1977 al 1983, che provò sulla sua pelle questa pratica terrificante! Fu prigioniero del NKVD in Unione Sovietica.

La mente del prigioniero interrogato era offuscata, come se si fosse creata una nebbia. Il suo spirito è stanco a morte, le sue gambe sono instabili, e ha un unico desiderio: quello di dormire. Chiunque abbia sperimentato questa tortura sa che nemmeno la fame e la sete sono paragonabili a questo”.

Abbiamo quindi appurato che un buon sonno è indispensabile per godere di una buona salute!

Tornando all’insonnia e i disturbi del sonno, una ricerca australiana ha dimostrato che per superare queste difficoltà si possono utilizzare sistemi molto più efficaci, che vanno a eradicare il problema alla base. Cambiare i sistemi di pensiero. Lasciamo direttamente la parola a Melissa J. Ree, l’autrice dello studio:

L’ insonnia è comune e comporta un elevato carico di malattia e capire come funzionano i trattamenti più efficaci è una priorità importante per perfezionarli ulteriormente e migliorarli. Una persona su tre ha regolarmente difficoltà a dormire e circa il 10% della popolazione adulta soffre del disturbo clinico dell’insonnia. L’ insonnia è qualcosa con cui è difficile convivere e aumenta il rischio di problemi di salute fisica, disturbi dell’umore, incidenti, qualità della vita peggiore e riduce le prestazioni occupazionali.
[…] Sfortunatamente, molte persone con insonnia che cercano aiuto ricevono solo sonniferi, che sappiamo non essere la migliore soluzione a lungo termine. Comprendere meglio come e perché questi trattamenti più efficaci funzionano, aiuterà a migliorarli. Quali sono le cose fondamentali che devono essere spostate per trattare l’insonnia. […] Per molti anni la terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia (CBT-I) è stata il trattamento di prima linea raccomandato: circa il 75% delle persone con insonnia risponde bene. Sappiamo a lungo termine che questo approccio è più efficace dei farmaci. Ricerche più recenti hanno suggerito che gli approcci basati sulla mindfulness sono anche trattamenti efficaci per l’insonnia.

Ecco quindi che la dottoressa del Marian Centre and Sleep Matters, introduce un nuovo approccio alla risoluzione di queste problematiche. Gli esperimenti condotti dalla dottoressa Rice lasciano pochi dubbi: 47 partecipanti sono stati sottoposti a 4 sessioni di CBT, per poi in modo del tutto casuale essere destinati ad altre 4 sessioni di mindfulness o 4 sessioni di terapia cognitiva. I risultati hanno dimostrato che entrambe le terapie sono state ugualmente efficaci. Entrambe le pratiche riuscivano a cambiare il sistema di pensieri che affliggeva i cattivi dormitori. Infatti il problema fondamentale per i cattivi dormitori è un sistema di pensiero che impedisce, o comunque non rende facile, al cervello l’entrata nella modalità giusta per godere di un buon sonno. La dottoressa Ree ha spiegato:

“In questo studio abbiamo confrontato la terapia basata sulla mindfulness (che utilizza la meditazione, l’accettazione, e il distacco da pensieri negativi o frustrazioni varie) e la terapia cognitiva (che aiuta ad imparare come cambiare schemi di pensiero e credenze inutili).
[…] E’ interessante notare che, affinché i trattamenti siano efficaci, il contenuto dei pensieri e delle convinzioni delle persone deve essere modificato: più cambiamenti si sono effettuati nel modo in cui le persone hanno pensato al loro sonno, meglio hanno risposto al trattamento. Ad esempio, una persona che crede di non potercela fare senza 8 ore di sonno ogni notte sarà più incline a preoccuparsi del proprio sonno, e questa preoccupazione potrebbe peggiorare il loro sonno: la convinzione sul sonno è una profezia che si auto-avvera. Inoltre, potrebbero cambiare il modo in cui gestiscono il loro giorno dopo una notte di sonno povero, potrebbero usare caffeina extra, e possono annullare riunioni, esercizi, ecc. Queste scelte possono anche avere un impatto negativo sul sonno della notte seguente.”

Quindi secondo la ricercatrice, ed il suo team, con l’esperimento si è dimostrato che il cattivo sonno genera una sorta di circolo vizioso: pensieri negativi che impediscono il sonno porteranno nei giorni seguenti ad aggiungere altri pensieri negativi, e a prendere cattive abitudini… e così via. Mentre la sostituzione dei pensieri negativi con quelli positivi potrebbe convertire il circolo vizioso in un circolo virtuoso. Ecco perché utilizzare la terapia cognitiva o la mindfulness, è sicuramente più efficace, più utile e più sano che non riempirsi di farmaci che si limitano a stordire.

Il cervello è una macchina meravigliosa e purtroppo ce ne accorgiamo soltanto quando qualcosa non funziona più a dovere. Per nostra fortuna però, quella macchina meravigliosa ha tutti gli strumenti per autocorreggersi.

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