Dipendenza da videogiochi
Gaming Disorder

Un gioco è solo un gioco. Non sempre. Tra i disturbi mentali segnalati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, esiste il così detto “Gaming disorder” ovvero la malattia della dipendenza da videogiochi.

Una dipendenza che ha delle conseguenze tutt’altro che giocose. Dove sta il confine tra un eccessivo uso dei videogiochi ed un serio disordine mentale?

Innanzitutto bisognerà appurare che il gioco sia diventato davvero una parte esageratamente importante della vita di chi si trova in quelle condizioni.

Per giocare vengono trascurati in maniera significativa gli interessi personali, familiari, sociali, educativi…? E nonostante l’incidenza negativa dell’uso smodato di videogiochi, continua imperterrito a giocare? Se le risposte a queste domande sono affermative e il problema si presenta da più di un anno, probabilmente possiamo diagnosticare un “Gaming disorder”.

Siamo abituati a pensare a questo tipo di disturbi come se fossero problematiche legate ad altri Paesi: cose che capitano soltanto negli Stati Uniti, o in Giappone! Sorridiamo leggendo notizie di adolescenti Giapponesi che indossano dei pannoloni per poter giocare on line per oltre 40 ore consecutive, senza nessun tipo di pausa. Sorridiamo ma non ci rendiamo conto che nel mondo globalizzato, questi comportamenti non sono tipici di nessuna cultura nazionale: li abbiamo anche qui in Italia.

Non si possono sottovalutare certe problematiche perché si è convinti che la loro incidenza sia bassa. I professionisti della salute mentale che vogliono davvero aiutare chi è afflitto da questo tipo di disturbo, dovrebbero ben conoscere tutte le dinamiche e le sfumature del mondo videoludico. Non è un gioco.

Tramite consolle o computer, la persona entra in un mondo che ha spazi virtuali infiniti e milioni di persone che vi si muovo dentro. E’ davvero un mondo, dentro al mondo. Inoltre c’è la possibilità di creare un altro sé, un avatar, che permette di estraniarsi del tutto dal contesto reale. Un mondo diverso, con un sé diverso, in cui ci sono degli obiettivi da raggiungere, assieme ad altri e magari in opposizione ad altri ancora. Tutto questo diventa assolutamente coinvolgente e appassionante. Con l’andare del tempo, questi, rischia di iniziare a preferire il mondo virtuale al mondo reale ed inizia ad avere difficoltà ad abbandonare il gioco. Soprattutto se nel mondo reale la “vittima” in questione incontra qualche problematica. Perché faticare a superare i problemi che mi vengono posti dalla vita, se ho un altro mondo dove non ho questo tipo di problemi?

Sul “Gaming disorder” purtroppo sappiamo davvero poco: non sappiamo ad esempio quali siano i soggetti più a rischio, non sappiamo quali siano tutti i sintomi e i segni di uno sviluppo da dipendenza da videogiochi, non sappiamo le tempistiche dello sviluppo del problema e neppure sappiamo quali tipi di trattamento siano più efficaci basandosi su comparazioni scientifiche che tengano conto dei vari tipi di soggetti. Bisognerebbe per prima cosa fare un’opera d’umiltà: rendersi conto di che cosa rende attraenti questi nuovi mondi, soprattutto quelli dei giochi di ruolo online. Sono giochi, questi ultimi, in cui milioni di utenti online condividono il medesimo ambiente e interagiscono con esso, in collaborazione o in opposizione. Il risultato è che molti utenti sviluppano una vera e propria dipendenza patologica da questi giochi. Se non si conosce il problema come è possibile fare diagnosi e arrivare a trovare soluzioni?

Secondo alcuni studi, l’utente medio dei giochi di ruolo online ha un età compresa tra i 20 e i 30 anni, gioca al gioco prescelto da almeno due anni, e dedica a questa attività almeno 20 ore settimanali. Ovvero, quasi tre ore ogni Santo Giorno! 3 ore al giorno per 2 anni, equivalgono a 2190 ore, che rappresentano circa 3 mesi. 3 mesi ogni due anni di vita, dedicati al gioco. Questo è l’utente medio, non afflitto dalla patologia.

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E’ ovvio che, al pari di ore giocate, ci saranno personalità in grado di scindere bene tra vita reale e vita virtuale, dando il giusto peso all’una e all’altra e ci saranno persone che invece verranno totalmente travolte dalla possibilità di fuggire alla loro vita reale.

Non dimentichiamoci che questi giochi di ruolo on-line sono attivi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7! Se non gli dedichi molte ore, non riuscirai a perseguire i tuoi obiettivi. Chi è più presente riesce ad ottenere più risultati. E’ nella natura del gioco stesso! La dipendenza è stimolata dalla struttura stessa del gioco.

 

Dipendenza da videogiochi

Come può una famiglia, che magari si trova un adolescente troppo coinvolto dai videogiochi, fare fronte a problematiche simili?

Bisogna necessariamente rivolgersi ad un terapeuta preparato ed è importante ricordare che alla base del problema non c’è il videogioco in sé. Il videogioco è come un contenitore, ma i problemi sono da un’altra parte. L’abuso di videogiochi è un segnale di una problematica più profonda. Quindi non si otterrà un granché, chiudendo sotto chiave il computer o la consolle. Ci preme ribadire la distinzione tra una vera e propria dipendenza da videogiochi, ed una cattiva gestione del tempo libero. Non tutti i ragazzi che preferiscono i videogiochi ai compiti di scuola, sono affetti da “Gaming disorder”. Soltanto chi sviluppa una vera patologia che si ripercuote seriamente sul resto della sua vita, può essere considerato dipendente e quindi bisognoso di cure specifiche. Le famiglie che non riescono bene a valutare la gravità della situazione, dovrebbero rivolgersi ad un terapeuta specifico per meglio capire i livelli di allarme da tenere ed i sintomi da riconoscere, per prevenire pericolose discese verso la dipendenza.

 

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