Semplicemente uno degli uomini più influenti nella storia del Novecento. Uno dei nomi che rimarrà scolpito nel tempo per molti secoli. Ecco chi è Sigmund Freud.
La sua psicoanalisi è una delle correnti più influenti, più importanti, della psicologia. Per molto tempo la stessa parola “psicologia” era quasi un sinonimo di “Freud”.
Il grande filosofo, psicologo, neurologo, psicoanalista austriaco, ha lasciato un segno così profondo nell’immaginario collettivo da diventare una vera e propria icona.
Ma come è riuscito a riscuotere tutto questo successo? Quali sono stati i suoi punti di svolta? Dove la sua vita è cambiata? Quali ostacoli ha dovuto superare?
Sigmund Freud nasce a Freiberg nel 1856, e dopo una carriera pressoché perfetta da studente (a parte qualche difficoltà di tipo razziale che lo rallentò nel conseguire la laurea in medicina e chirurgia), cerca subito di diventare indipendente economicamente.
Freud aveva origini ebree e in Austria, in quel periodo, non era certo una caratteristica che migliorava la vita. Proprio durante uno di questi impieghi post laurea che dovevano risollevarlo economicamente, incontro Josef Breuer con cui condusse importanti studi sull’isteria e sull’ipnosi.
Spinto sempre dall’indipendenza economica lavorò nell’Ospedale generale di Vienna, facendo pratica diretta con pazienti con problemi neurologici.
Fu qui che Freud dovette affrontare una prima crisi sul piano della credibilità professionale. Sigmund studiò a fondo una sostanza che era ancora sconosciuta e che aveva degli effetti analgesici importanti: la cocaina.
Freud la utilizzò al posto della morfina per alcuni pazienti, e sosteneva che a differenza della morfina, che dava una forte dipendenza, la cocaina non aveva particolari effetti collaterali. Si sbagliava.
Questo suo studio, sostenuto a gran voce dal genio austriaco, fece vacillare la sua credibilità. Nel 1885 ottenne una cattedra, che presto lo trasformò, grazie alla sua notorietà internazionale, in professore ordinario.
Il suo punto di svolta probabilmente è rappresentato dalla pubblicazione di un suo saggio destinato a cambiare il modo di pensare del mondo: “L’interpretazione dei sogni”.
Da questo studio nacque la psicoanalisi ed il successo di Freud. A tutte le latitudini il nome dello studioso austriaco suscitava interesse ed ammirazione. Ma anche odio e frustrazione.
Non è certo un mistero che Freud sia stato estremamente criticato in vita e post mortem. Tutt’oggi esistono ancora dei detrattori di Freud che lo dipingono come poco più di un truffatore.
Freud però non era tipo da mollare il punto: nonostante i feroci attacchi che gli giungevano da tutto il mondo, continuò per la sua strada pubblicando saggi importantissimi.
Il suo nome era diventato quasi un sinonimo di “scienza” e di “innovazione”. Pochissimi uomini nella storia del mondo sono riusciti a conseguire risultati simili.
Nonostante le difficoltà, sentiva che la sua psicoanalisi era giusta, e non si perse mai d’animo. Le critiche ed il suo carattere forte, lo portarono però a delle chiusure importanti con dei suoi allievi: Adler e Jung, due psicoanalisti che si trovarono su posizioni diverse rispetto al Maestro.
Jung in particolare era considerato da Freud come un figlio e lo aveva investito come successore universale della psicoanalisi. Ma la strada di Jung era troppo diversa da quella del maestro austriaco, tanto che generò una nuova corrente di psicoanalisi: la corrente junghiana appunto.
Freud oramai famoso in tutti gli angoli del mondo, purtroppo dovette subire un nuovo smacco: fuggire da quello che stava diventando un mondo pericoloso per gli ebrei.
Nel 1938 infatti si trasferì a Londra, poiché l’ascesa di Hitler in Germania non lasciava futuro agli ebrei e alle pratiche psicoanalitiche. Le sue stesse teorie infatti erano in contrasto con il regime tedesco. I suoi libri erano tra quelli bruciati nei famosi roghi nazisti.
Basti pensare che nello stesso concetto di fondo dell’inconscio, c’è un’ammissione impossibile da digerire per Hitler: il fatto che gran parte dei nostri moti interiori sarebbero fuori dal nostro controllo.
Circa un anno dopo la sua partenza per Londra, oramai malato, Freud morì dalle conseguenze di un cancro alla mandibola. Sarebbe meglio dire che scelse di morire: quando i dolori divennero non più sostenibili si fece iniettare dosi sempre più forti di morfina fino a non svegliarsi più.
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