Pochissimi personaggi sono riusciti a trasformare il proprio nome in un sinonimo di arte pura, di passione ed intensità. Vincent Van Gogh è uno di questi rari casi.
E’ difficile pensare ad un pittore più intenso del genio olandese, seppure si consideri tutta la storia dell’arte. Il suo talento, i suoi estremi, la sua sofferenza, sono rimaste attaccate alle tele proprio come i solchi profondi di colore.
I suoi quadri oggi sono conosciuti in tutto il mondo, alcuni di essi sono diventati delle vere e proprie icone della nostra società. Solo pochissimi quadri possono essere considerati più popolari di quelli di Van Gogh.
Forse soltanto la “Gioconda” di Leonardo da Vinci, è più popolare de “I Girasoli” di Van Gogh. Ogni quadro del genio olandese, quando viene venduto batte ogni record di vendita: il suo “Ritratto del dottor Gachet” è stato venduto, ad esempio, per 134 milioni di Euro.
Come è possibile che un genio di queste dimensioni sia stato poco o niente considerato durante la sua vita, ed abbia vissuto sempre in condizioni tremende?
Vincent Willem Van Gogh nasce il 30 marzo 1853 a Groot Zundert (Olanda) e, purtroppo sarà costretto ad una vita difficile, tormentata e passata in continua lotta contro la miseria più nera.
Figlio di un pastore protestante, inizia in giovane età a disegnare. Le scuole le farà a Zevenbergen, dove imparerà il Francese, l’Inglese, il Tedesco e dove farà le sue prime esperienze con pennello e tavolozza.
Alla fine degli studi riesce a farsi assumere come impiegato per una casa d’arte parigina, esperienza lavorativa che gli permetterà di viaggiare e di visitare diversi musei.
Il viaggio che lo segnerà profondamente è quello a Parigi. Infatti nella capitale francese vive già l’affezionatissimo fratello Theo, che per Vincent sarà l’unica ricchezza della sua esistenza.
Se oggi sappiamo qualcosa di Vincent Van Gogh, lo dobbiamo alla fitta corrispondenza, portata avanti per tutta la vita, con il fratello. In questo periodo parigino, il genio olandese scopre la pittura impressionista e si appassiona per l’arte giapponese.
Fa anche interessanti incontri con pittori con i quali stabilisci rapporti di amicizia e sincera ammirazione, su tutti Toulouse Lautrec e Paul Gauguin.
Con Gauguin stabilirà un rapporto molto stretto, pieno di tensioni e di momenti drammatici. Ad esempio, nella cultura popolare Van Gogh è noto per essersi volontariamente tagliato un orecchio: questo folle gesto sarebbe avvenuto dopo una violenta lite di Vincent con Paul Gauguin. In piena crisi di nervi, dopo aver attaccato Paul, il genio olandese si sarebbe estirpato il lobo dell’orecchio usando un rozzo rasoio.
Il suo lavoro alla casa d’arte ovviamente risente di questi suoi eccessi e della sua vita da artista, tanto che Vincet deciderà di dimettersi. Van Gogh è uomo di profonda fede ed i suoi profondi studi biblici, uniti al suo fervore, lo portano a intraprendere una carriera da predicatore.
Andrà in Inghilterra dove viene assunto in un collegio e poi diventerà insegnante e coadiutore presso il Reverendo T. Slade Jones, un pastore Metodista. Il 29 ottobre Vincent Van Gogh pronuncia il suo primo sermone domenicale. Il suo fervore religioso e la sua intensità, lo portano ad un peggioramento delle sue condizioni psicofisiche.
Nel 1880 c’è quello che potremmo definire il punto di svolta nella vita di Van Gogh: decide di dedicarsi totalmente alla pittura. Lascia la carriera da predicatore e si dedica totalmente a rappresentare la vita dei minatori e dei tessitori.
Theo riesce ad aiutarlo economicamente poiché Vincent vive davvero in condizioni disgraziate. La sua vita disperata lo porterà a contrarre anche diverse malattie, come la gonorrea.
I ricoveri in ospedale sono piuttosto frequenti nella vita di Vincent, e seppure la sua pittura raggiunga livelli di genialità davvero incredibili, vive nella miseria più disperata e non viene considerato come un pittore di valore.
E’ proprio in questo periodo che Van Gogh inizia a maturare artisticamente, e trasferitosi ad Arles inizia a dipingere alcuni dei suoi quadri più celebri.
Siamo alla fine degli anni ottanta dell’Ottocento. La sua salute mentale però inizia a peggiorare: passa da stati di calma e lucidità, ad altri in cui mostra delle fissazioni e vive di allucinazioni.
Theo, che continua ad aiutarlo finanziariamente, si trova costretto a ricoverarlo presso l’ospedale psichiatrico di Saint Paul-de-Mausole a Saint-Rémy-de-Provence.
Il destino a volte mostra un sorriso beffardo, ed è questo il caso del povero Vincent: mentre il suo stato mentale sta del tutto collassando, i suoi quadri cominciano a suscitare l’interesse della comunità artistica.
I suoi dipinti “Notte stellata sul Rodano” e “Iris” sono in mostra al Salon des Indépendants e, poco dopo, viene invitato ad esibire sei dei suoi lavori da Octave Maus, segretario del gruppo di artisti Belgi “Les XX”.
La sua salute mentale oramai è compromessa del tutto e dopo una serie incredibile di alti e bassi, sia fisici che emotivi e mentali, arriverà l’ultimo drammatico capitolo della vita di Vincent.
Nei suoi ultimi giorni Vincent lavora con energia incredibile ad una serie di capolavori, e poi nelle prime ore del 29 luglio 1890, Vincent si spara in un campo nei pressi di Auverse.
Il funerale ha luogo il giorno dopo, e la sua bara è ricoperta di dozzine di girasoli, i fiori che amava così tanto.