Nell’era della globalizzazione, tutti noi siamo inconsapevoli o consapevoli spettatori di un sistema mediatico di comunicazione in cui televisione e stampa hanno modo di manipolare e plasmare i nostri pensieri e le nostre opinioni, indirizzandoci verso quelle che devono essere le cose da dire o da pensare.

 

“Questo è il segreto della felicità e della virtù: amare ciò che si deve amare. Ogni condizionamento mira a ciò: fare in modo che la gente ami la sua inevitabile destinazione sociale.”

 

Così spiega agli studenti il Direttore del Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale.

Stiamo parlando, ovviamente, del romanzo “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley’: è questo un romanzo “distopico”, cioè che immagina una società piuttosto spaventosa, in cui viene raffigurato un mondo basato sul condizionamento e sulla ingegneria genetica.

Nel romanzo gli uomini, allevati in vaso, fin da quando sono in forma di embrione, ovvero molto prima della nascita, vengono sottoposti a dei condizionamenti per farli poi amare ciò che sarà il loro destino e detestare ciò che non sarà per loro.

Ogni embrione ha già il futuro disegnato: il lavoro, la classe sociale, le passioni, i gusti, i desideri… tutto è già pronto per lui, e tutto è già stato scelto per lui dalla società.

Grazie al condizionamento amerà ciò che deve amare!

Era il 1932 quando Huxley pubblicò questo romanzo, di cui vi consigliamo la lettura.

Cosa c’entra tutto questo con la nostra società, i nostri giorni e il nostro articolo?

E’ molto semplice: Huxley aveva visto più lontano di quello che lui stesso poteva immaginare: infatti il condizionamento e l’orientamento dei desideri è diventato realtà e già negli anni cinquanta cominciò questa grande tendenza, questa moda, questa scienza e questa arte del condizionamento delle masse attraverso la comunicazione.

Ci sono molti studiosi che, vista la grande precisione con cui Aldous ha immaginato quella assurda società, sono convinti che il romanziere fosse in realtà a conoscenza di piani segreti che si sarebbero sviluppati negli anni a venire ma questo non è dato saperlo con certezza e quello che è certo è che noi stessi siamo perennemente condizionati da messaggi che ci arrivano dalle fonti di comunicazione più diffuse.

Molti anni fa, quando ancora non era diventata una vera e propria scienza (la Scienza delle comunicazioni appunto), l’uso che si faceva dei condizionamenti e della comunicazione era ancora acerbo.

Ad esempio, per radio, si cercava di convincere un ascoltatore a comperare un determinato prodotto mentre oggi giorno, sempre seguendo l’esempio, l’ascoltatore è spinto a desiderare quel prodotto!
Sembra la stessa cosa ma non lo è dal momento che non si cerca più di convincerlo della bontà di un determinato prodotto per le sue caratteristiche tecniche, ma si cerca di fargli desiderare quel prodotto.

Facciamo un esempio: anni fa, se si voleva reclamizzare un gelato, si cercava di sottolinearle le proprietà, il gusto, la bontà delle materie prime… Oggi invece, il gelato viene presentato come un oggetto sensuale, che suscita in noi un fascino enorme legato al mondo dell’erotismo, magari con immagini di ragazze discinte che lo assaporano.

Noi, inconsciamente, vogliamo quel gelato perché lo leghiamo al piacere sessuale, al nostro intimo…al desiderio di quelle ragazze: il gusto del gelato, le sue materie prime, le proprietà… non sembrano interessarci più.

Se è buono o meno è soltanto un dettaglio. L’importante è che sia accattivante e sexy!

Lo stesso potremmo dire per le auto: hanno forme sinuose, sono guidate da uomini bellissimi o donne favolose, in strade meravigliose immerse nella natura e sono potenti, veloci, precise.

Il fatto di quanto consumino, il prezzo reale, le dimensioni… sono tutti dettagli! Non ci interessa più se sia adatta o meno ad entrare nella piccola strada privata in cui viviamo.

Noi la vogliamo e non importa se viviamo in una antica città fatta di vicoli e l’auto è lunga sette metri e larga quattro. Noi la desideriamo e con quell’auto saremo migliori!

Potremmo andare avanti con questi esempi sulla comunicazione per intere pagine: il condizionamento è talmente forte che le specifiche tecniche non contano, la realtà delle cose neppure, il nostro reale bisogno di quel prodotto non viene nemmeno preso in considerazione.

I prodotti non servono più per soddisfare bisogni ma per soddisfare desideri e immagini mentali ed ecco allora perché c’è bisogno di pubblicitari/psicologi che producano video, immagini, testi, audio… che vadano a creare nuovi desideri nelle teste dei consumatori!

La creazione di un immaginario collettivo che serva a vendere più prodotti, e lo stesso sistema, si applica anche alle opinioni: quando si vuole propagandare con la comunicazione una determinata opinione, magari per scopi politici, si cerca di diffondere al più possibile quel determinato messaggio…per renderlo più intrigante ed appetibile si cerca di legarlo ad immagini molto affascinanti, o a testimonial seducenti, o a sensazioni piacevoli.

C’è anche un’altra strategia più sottile: si cerca di legare l’opinione contraria a quella che si vuole diffondere, ad immagini orrende, insopportabili, così chi recepisce il messaggio, reagirà con disgusto a quell’immagine tremenda e farà sua l’opinione contraria, cioè quella che si voleva propagandare, con l’ironica illusione di averla pensata da solo.

Questi sono soltanto alcuni dei meccanismi a cui andiamo soggetti continuamente oggigiorno ed abbiamo già spiegato le basi teoriche di queste associazioni e reazioni nell’articolo in cui parlavamo degli esperimenti di Pavlov e negli articoli in cui si discorreva di comunicazione.

Uno dei grandi padri di questo tipo di comunicazione è stato Edward Bernays che, alla fine dell’Ottocento, dopo aver studiato Freud e Le Bon, si trasferì negli Stati Uniti e divenne il massimo esponente della “Scienza della persuasione”.

Bernays lavorò sia per il governo che per le industrie e ottenne sempre grandissimi risultati, sia che ci fosse da creare opinioni che ci fossero da vendere merendine.
Il sistema era sempre quello: creare un legame tra l’oggetto della sua propaganda e l’inconscio del consumatore.

Come abbiamo spiegato più sopra, il funzionamento è davvero semplice e mettiamo il caso di una réclame di un biscotto: non è fondamentale che ne sia sottolineata la bontà l’importante è che nella pubblicità si riesca a legare il biscotto ad immagini positive.
Ad esempio, potrebbe essere reclamizzato mostrando una famiglia felice che lo consuma, in una bella casa, in mezzo alla natura, in una giornata di sole meravigliosa.

Vi ricorda qualcosa?

Fu Edward Bernays stesso a scrivere una dichiarazione che ci fa capire quanto il romanzo di Aldous Huxley non fosse per niente fantascientifico:

“Quelli che manipolano il meccanismo nascosto della società costituiscono un governo invisibile che è il vero potere che controlla. Noi siamo governati, le nostre menti vengono plasmate, i nostri gusti vengono formati, le nostre idee sono quasi totalmente influenzate da uomini di cui non abbiamo mai nemmeno sentito parlare. Questo è il logico risultato del modo in cui la nostra società democratica è organizzata. Un vasto numero di esseri umani deve cooperare in questa maniera se si vuole vivere insieme come società che funziona in modo tranquillo. In quasi tutte le azioni della nostra vita, sia in ambito politico o negli affari o nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero morale, siamo dominati da un relativamente piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente delle persone […]. Coloro che hanno in mano questo meccanismo, costituiscono il vero potere esecutivo del Paese”.

Non perdetevi i prossimi articoli sulla comunicazione di massa perché entreremo sempre più nello specifico e vi sveleremo altri segreti delle comunicazioni di massa.

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