Comunicazione Non Verbale iFormazione 2018
Comunicazione Non Verbale iFormazione

Linguaggio del corpo e comunicazione non verbale sono spesso usati come sinonimi eppure vanno distinti: il primo esprime i comportamenti prodotti con braccia, mani, tronco, tono di voce, velocità del passo ecc mentre il secondo indica tutto quello che non é espresso con le parole, ma é portatore di un messaggio.

 

La comunicazione rappresenta il focolare della nostra era.

Non c’è argomento più centrale di questo, negli ultimi trent’anni eppure la maggior parte delle persone conosce ben poco di questa capacità che tanto ci distingue dagli altri esseri viventi.

Le capacità di comunicazione dell’uomo sono senza dubbio le più complesse e sviluppate che si possano trovare in natura, ma non sempre le più chiare.

Un dato che sicuramente stupirà i nostri lettori è che la comunicazione verbale rappresenta soltanto il 7% del nostro modo di esprimerci. Soltanto il sette per cento.

Quando raccontiamo ad un amico gli avvenimenti della serata del giorno precedente, per esempio, magari mentre entrambi rimaniamo seduti su una sedia in veranda, siamo convinti di esprimerci soltanto attraverso le parole che diciamo, per il significato che esse hanno, ma il 93% delle informazioni che arrivano al nostro amico gli giungono attraverso altri canali.

Quali? Movimenti del corpo, ed espressioni facciali in particolare, trasmettono la maggioranza del nostro messaggio: il 55%.

E poi c’è l’aspetto vocale, ovvero il tono, il volume e il ritmo delle parole che riferisco all’amico.
Questo aspetto si attesta sul rimanente 38%.

E’ curioso scoprire che il senso delle nostre parole in realtà è un aspetto piuttosto secondario, e questo spiega il perché, anche tra persone che non parlano la stessa lingua, è facile intendersi se c’è intenzione di capirsi.

La prerogativa di una comunicazione è proprio questa: lasciare che gli altri possano intenderla, per questo il nostro modo di esprimerci è talmente raffinato.

La parte non verbale del nostro messaggio viene espressa, nella maggioranza dei casi, a livello inconscio e non abbiamo molto controllo su di essa.

Ad esempio, può capitare, di sentirsi dire parole niente affatto minacciose, ma con un tono altamente aggressivo. La persona che ci parla, magari, non vorrebbe risultare aggressiva e cerca di usare parole morbide, ma il tono tradisce le sue intenzioni.

A noi, che in questo caso siamo “ricettori” della trasmissione, nonostante il significato delle parole, arriva forte e chiaro il messaggio: non c’è per nulla da stare sereni.

Oppure può capitare di ricevere un “no” dal tono secco, però l’allargarsi di un successivo sorriso chiarisce che in realtà abbiamo appena ricevuto un “sì” e che la persona in questione si sta soltanto prendendo un po’ gioco di noi.

Potremmo andare avanti con gli esempi per molto ancora ma il fatto è che la nostra comunicazione è molto più complessa di quel che pensiamo e se abbiamo imparato ad usare soltanto la parte verbale di essa, non saremo mai dei buoni comunicatori.

Chi vuole avere una buona comunicazione non può lasciare che il 93% del suo messaggio si esprima a livello inconscio, senza alcun controllo ed ecco perché esistono tanti professionisti che forniscono servizi che vanno a migliorare le capacità comunicative dei loro clienti.

La PNL è un po’ la regina dei modelli di comunicazione, ed in alcuni suoi aspetti si occupa proprio di queste tematiche.

La PNL è un universo molto ampio e profondo ma molto spesso gli esperti “piennellisti” fanno iniziare la presa di coscienza dei propri allievi partendo proprio dalla comunicazione interpersonale: concentrandosi sul prendere atto e controllo della propria comunicazione non verbale.

Il linguaggio del corpo, che rappresenta la maggior parte della nostra comunicazione, è un vero e proprio mondo. Alzare un sopracciglio mentre si ascoltano le confessioni di un amico ha un significato ben chiaro che da solo rappresenta quasi una certezza, ma bisogna correlarlo con tutto il resto.

Non possiamo prendere ogni gesto o espressione facciale per certezza assoluta: molte cose dipendono dalla persona o anche dalla cultura.

Basti pensare, per fare un esempio, che scuotere la testa lateralmente per dire “no”, in Bulgaria, viene utilizzato come “sì” e per dire “no” utilizzano il movimento verticale della testa, quello che noi occidentali usiamo per dire “sì”.

Ecco quindi che la comunicazione diventa piuttosto interessante: bisogna conoscerla e saperla interpretare.

Anche lo spazio che ci circonda, e come lo utilizziamo, fa parte del nostro modo di comunicare, ed anche questo a livello inconscio.

Dividiamo lo spazio in quattro zone: intima, personale, sociale e pubblica.

Nella zona intima, da 0 a 50 centimetri di distanza da noi stessi, accettiamo soltanto le persone care…il partner e i famigliari più stretti.

Chi “invade” questa zona, senza far parte nella ristretta cerchia delle persone intime, ci crea disturbo.
Basti pensare al disagio che si può provare in ascensore o in un bus affollato quando, per limiti di spazio, diversi estranei entrano nella nostra zona intima.

La zona personale va dai 50 centimetri al metro ed è destinata alle persone che fanno parte di gruppi meno esclusivi: colleghi di lavoro, amici… in questa zona è facile comunicare a toni moderati e si può leggere molto bene anche le minime espressioni facciali degli altri.

C’è un’ottima comunicazione in questo spazio ed è sufficiente poco più di un passo per arrivare al contatto.

La zona sociale e quella pubblica vanno dal metro fino a 4 o più metri, ed è lo spazio in cui viviamo assieme alle persone che conosciamo relativamente o che non conosciamo proprio.

Come in un incontro d’affari o in una lezione universitaria: la comunicazione non è delle migliori e si incentra molto sul’aspetto verbale, vocale e sul gestuale, in alcune occasioni possono non essere leggibili le espressioni facciali.

Inconsciamente riteniamo che questa sia una distanza adeguata per tenere sotto controllo i movimenti e le azioni di chi potrebbe rappresentare un pericolo per la nostra persona.
Questo modo di concepire lo spazio attorno a noi è detto “prossemica” e rappresenta un fattore comunicativo importante, anche se a molti potrebbe sembrare che non riguardi la comunicazione.

Si pensi, ad esempio, a quando un venditore invade in maniera espansiva la zona intima di un cliente: le intenzioni del venditore sono le migliori in assoluto ma il cliente sente disagio per quell’invasione e magari non compra il prodotto perché dice a sé stesso: “Quel venditore non mi convince!”.

E’ ben chiaro quanto sia importante saper comunicare a tutti i livelli?

Molto spesso si fraintende ciò che vuol dire comunicazione e soltanto chi impara a gestire tutte le sfumature di quest’arte sofisticata riesce ad essere davvero comunicativo.

E a lasciar passare l’esatto messaggio che vorrebbe arrivasse all’altro.

Non basta la tecnologia per entrare in comunicazione, come vogliono farci credere: il silenzio, ad esempio, è un elemento comunicativo potentissimo, ma viene spesso erroneamente considerato come una “non comunicazione”.

Quanto può essere diverso il silenzio tra due innamorati che si scambiano effusioni, dal silenzio che risuona in una caserma dopo che un generale ha redarguito i propri uomini?

O da quello di una coppia che non si ama più e che si sopporta a malapena?

Appurata l’importanza della comunicazione non verbale, vi rimandiamo ai prossimi articoli che saranno scritti nei prossimi giorni sull’argomento e che entreranno un poco di più nello specifico.

 

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