La consapevolezza, come insegna la psicologia buddista, è lo strumento indispensabile per liberarsi dalla tirannia dell’Ego e dalla sofferenza che ne deriva.
L’Ego è un fenomeno individuale e collettivo. Non solo ogni comportamento o atteggiamento, ma anche ogni organizzazione umana può essere vista nei suoi aspetti egoici o animici. I primi, regressivi e centrati sul potere; i secondi evolutivi e basati sull ‘amore.
Abituarsi ad operare questa distinzione nella vita quotidiana, è la pratica di consapevolezza più potente che esista, in grado di portare alla pace interiore.
Essa consente di vedere in profondità e di provare compassione, anziché rabbia e tensione distruttiva, nei confronti dei fenomeni egoici. Fenomeni che sono onnipresenti non solo nella politica o nell’economia, ma anche nelle scienze, nella filosofia, nelle istituzioni religiose, nell’arte. Insomma, in ogni produzione e manifestazione umana.
Naturalmente, per funzionare, questa pratica di consapevolezza deve partire dall’osservazione di sé.
Occorre imparare a riconoscere le pratiche egoiche che utilizziamo noi, nella vita di tutti i giorni, non solo con le persone estranee, ma nei confronti di noi stessi e delle persone che diciamo di amare (mancanza di ascolto, giudizio, criticismo, diffidenza ecc.). Pratiche che conducono tutte al medesimo risultato: la
sofferenza.
di Sabrina Sotgiu