Un contadino, mentre lavorava in un campo, portò alla luce un baule pieno di monete d’ oro.
Prendendo in mano il tesoro e accingendosi a nasconderlo scrupolosamente in giardino, esclamò: “Che fortuna!”.
Mentre rifletteva sulla magnifica sorpresa, si chiedeva come poter utilizzare quella fortuna; decise di tenerla nascosta finché non avesse deciso che farne.
Quelle monete d’ oro era simbolo di sicurezza in caso di una annata povera e questa certezza modificò il suo carattere: da timoroso divenne fiducioso, da brontolone divenne simpatico e allegro.
Egli vedeva  davanti a sé una vita felice e spensierata, sapendo che qualunque difficoltà si potesse presentare avrebbe potuto superarle tranquillamente.
Gli anni trascorsero e, quando arrivò l’ ora della sua morte, rivelò ai figli il ricco segreto… allora chiuse per sempre i suoi occhi per passare a “nuova vita”.
I figli si precipitarono a cercare il baule ma lo trovarono vuoto: già qualcuno aveva pensato di prendere le monete, chissà quanto tempo prima.
MORALE: il contadino non era felice e sereno per via della ricchezza, bensì era l’ idea della ricchezza la causa del suo nuovo stato emotivo. Ossia, non il fatto in sé, quanto ciò che quell’ accadimento rappresentava.
“Il frutto della ricchezza è non avere bisogno di nulla.
E la prova che non abbiamo bisogno di nulla è saperci accontentare”.
(Cicerone)
Daniela Deligia

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